da http://it.fashionmag.com/news/Marzotto-Si-torna-a-produrre-in-Italia-per-rispondere-al-web-,362748.html#.UmFS5HC-2So
Marzotto: "Si torna a produrre in Italia per rispondere al web"
Il tessile abbigliamento sta tornando a produrre in Italia. Lo sottolinea il presidente di Pitti Immagine, Gaetano Marzotto, a margine del 'Decoded Fashion' svoltosi a Milano. E questo, spiega, per due ordini di motivi: rispondere a esigenze di qualità e alla velocità impressa in generale dal web.
"La prima ragione - chiarisce Marzotto - è sempre legata all'innovazione e alla qualità; la seconda sta diventando forse più importante, ovvero la velocità, la capacità di rispondere alle esigenze del mercato, sia quelle che ci indicano i negozi, sia quelle che emergono dal web. In tempo reale, i negozi dicono alle aziende che cosa si sta vendendo e quindi c'è sempre più bisogno di riassortimenti e di indicazioni".
Insomma, si torna a produrre in Italia "non per una questione di costi, perché se si produce in Cina o Vietnam o Bangladesh costa ancora molto meno, ma i tempi sono talmente lunghi che non si riesce a rifornire il mercato" chiarisce Marzotto. E invece "la tempestività è fondamentale. Il consumatore oggi è molto variabile, a seconda delle notizie che giungono in tempo reale: dal cataclisma economico, a quello finanziario, alle notizie che arrivano da Borse e mercati. Insomma, c'è una tendenza emozionale nei consumi che vanno soddisfatti. Chi sa cogliere questo aspetto, ce la fa. Gli altri meno".
Il web è dunque anticiclico? "E' assolutamente anticiclico - conferma Marzotto. Connette tutti i negozi, perché quello che conta è sapere in tempo reale da tutti i punti vendita quello che sta succedendo e dare subito delle risposte. Ad esempio i prodotti slow moving necessitano delle promozioni e quelli che vanno molto bene vanno riassortiti".
Ecco allora che risulta indispensabile "il servizio e la capacità di avere tutta la filiera collegata" che in Italia c'è: "quindi filati, tessuti, abbigliamento e negozi, ma anche il consumatore finale che è il salto maggiore". Questo sistema risulta essere, oltretutto, "meno rischioso" per le aziende, perché al posto di due collezioni, "si hanno tante piccole uscite ogni mese e quindi si riesce a correggere il tiro perché è possibile sapere in tempo reale che cosa la gente vuole".
Insomma, il web obbliga a una quick response, soprattutto in considerazione del fatto che il numero di acquirenti del prodotto fashion via web sta aumentando esponenzialmente: in Italia negli ultimi nove mesi sono stati 9 milioni. Il che significa per ogni azienda circa il 5-6% del fatturato "ma stanno aumentando molto velocemente. In America - ricorda Marzotto - hanno già raggiunto il 10%. Il rapporto sta crescendo a una velocità enorme comporta il dialogo diretto tra brand e cittadino saltando qualunque intermediazione".
"La prima ragione - chiarisce Marzotto - è sempre legata all'innovazione e alla qualità; la seconda sta diventando forse più importante, ovvero la velocità, la capacità di rispondere alle esigenze del mercato, sia quelle che ci indicano i negozi, sia quelle che emergono dal web. In tempo reale, i negozi dicono alle aziende che cosa si sta vendendo e quindi c'è sempre più bisogno di riassortimenti e di indicazioni".
Insomma, si torna a produrre in Italia "non per una questione di costi, perché se si produce in Cina o Vietnam o Bangladesh costa ancora molto meno, ma i tempi sono talmente lunghi che non si riesce a rifornire il mercato" chiarisce Marzotto. E invece "la tempestività è fondamentale. Il consumatore oggi è molto variabile, a seconda delle notizie che giungono in tempo reale: dal cataclisma economico, a quello finanziario, alle notizie che arrivano da Borse e mercati. Insomma, c'è una tendenza emozionale nei consumi che vanno soddisfatti. Chi sa cogliere questo aspetto, ce la fa. Gli altri meno".
Il web è dunque anticiclico? "E' assolutamente anticiclico - conferma Marzotto. Connette tutti i negozi, perché quello che conta è sapere in tempo reale da tutti i punti vendita quello che sta succedendo e dare subito delle risposte. Ad esempio i prodotti slow moving necessitano delle promozioni e quelli che vanno molto bene vanno riassortiti".
Ecco allora che risulta indispensabile "il servizio e la capacità di avere tutta la filiera collegata" che in Italia c'è: "quindi filati, tessuti, abbigliamento e negozi, ma anche il consumatore finale che è il salto maggiore". Questo sistema risulta essere, oltretutto, "meno rischioso" per le aziende, perché al posto di due collezioni, "si hanno tante piccole uscite ogni mese e quindi si riesce a correggere il tiro perché è possibile sapere in tempo reale che cosa la gente vuole".
Insomma, il web obbliga a una quick response, soprattutto in considerazione del fatto che il numero di acquirenti del prodotto fashion via web sta aumentando esponenzialmente: in Italia negli ultimi nove mesi sono stati 9 milioni. Il che significa per ogni azienda circa il 5-6% del fatturato "ma stanno aumentando molto velocemente. In America - ricorda Marzotto - hanno già raggiunto il 10%. Il rapporto sta crescendo a una velocità enorme comporta il dialogo diretto tra brand e cittadino saltando qualunque intermediazione".