“Un mondo di scarpe. L’evoluzione storica del design calzaturiero” a cura di Anna Paola Pascuzzi
Intervista pubblicata su https://www.letture.org/un-mondo-di-scarpe-l-evoluzione-storica-del-design-calzaturiero-anna-paola-pascuzzi
Molti dei saggi raccolti in questo volume evidenziano come la calzatura anche ai giorni nostri rimane legata all’espressione non solo della propria personalità, ma anche dei nostri desideri più reconditi. Le scarpe sono un mezzo comunicativo ed evocativo di fortissimo impatto a livello anche sociale: calzare scarpe nuove e diverse nelle altezze, nelle forme e nei materiali permette di stabilire una nuova postura corporea e una andatura diversa dal consueto.
Quando si indossano un paio di scarpe con determinate caratteristiche è come operare una magia, a seconda se le scarpe siano fornite di tacchi alti o meno, si può esplorare una parte della propria personalità, per esempio più sexy e disinibita, come nel caso dei sandali a stiletto o al contrario più formale e regale, come nel caso di décolleté, dallo scollo non troppo aperto o come per gli uomini, nel caso dei modelli Oxford e Derby. Non solo il corpo cambia ma anche l’attitudine personale muta, se per esempio mi sento ben piantato a terra, indossando stivali con tacco non troppo alto ma robusto nei volumi, anche la mia personalità virerà verso una migliore fiducia, una migliore occupazione dello spazio implica un senso di forza maggiore. Ugualmente, se indosso scarpe flat, in qualche maniera la mia personalità può addirittura recuperare elementi appartenenti alla mia fanciullezza considerando per esempio le ballerine o le Mary Jane dalla punta arrotondata, o al contrario se parliamo di ballerine dalla punta sfilata e dalla tomaia articolata allora si vira verso il glamour.
In definitiva, desiderare e comprare un paio di scarpe nuove con determinate caratteristiche, nell’immaginario collettivo indica voglia di cambiare e di approdare ad una nuova visione di sè, o addirittura assumere valori che sono veicolati dalla calzatura, che ripeto è un mezzo di comunicazione sociale ed identitario fortissimo.
Quale evoluzione ha caratterizzato il design della calzatura nel corso della storia?
Gli otto saggi di cui si compone questo volume evidenziano quanto il design calzaturiero sia stato camaleontico nella sua evoluzione storica, essendo soprattutto legato al soddisfacimento delle esigenze di rappresentazione sociale delle classi più elevate ed elitarie, rispetto al resto della popolazione.
I secoli approfonditi in questo libro parlano di come il design è stato usato per rimarcare le distanze tra le classi e per soddisfare precise necessità di determinati personaggi apicali. A volte il design si è smarcato da questo legame, ma le innumerevoli volte in cui l’aspetto esteriore delle scarpe è mutato, è sempre accaduto seguendo dei binari ben precisi: in netto contrasto con la generazione precedente per poi diventare esso stesso classico e per essere nuovamente messo in crisi dando spazio a forme, a tacchi, zeppe e suole nuove. Quindi è interessante ricordare come dopo secoli di calzature sfilatissime come quelle “à la poulaine”, si passi a calzature al contrario larghissime nei secoli seguenti per cui la punta diventa “a muso di vacca” o a “becco d’anatra”, mentre le lunghezze si ridimensionano raggiungendo quelle anatomicamente corrette.
Per non dimenticare il passaggio fondamentale nella moda, legato alla Rivoluzione francese, per cui il simbolo che meglio rappresentava la monarchia e l’aristocrazia, cioè il talon rouge, decade come cadono le teste, a favore di calzature senza tacco, che rappresentano meglio la nuova tendenza culturale in atto, ma anche le nuove istanze sociali e politiche. Gli esempi di queste rivoluzioni nel design delle scarpe sono tantissimi e riguardano, anche se in maniera più marginale, le calzature dei ceti sociali più bassi, che senza soluzione di continuità sono state essenzialmente di legno e con tomaia in pelle, fino all’Ottocento quando l’approvvigionamento di calzature per i soldati ha trasformato il modello dei contadini in una calzatura con suola di cuoio da cui successivamente è derivato il modello Derby.
E si può quasi parlare di una sorta di apparente democratizzazione delle scarpe se si considera il fenomeno sneaker dilagato negli ultimi anni di questo secolo. Di fatto la comodità delle scarpe da ginnastica è un fattore che accomuna coloro che le indossano anche se ogni sneaker ha un valore ed un significato diverso.
Quale rilevanza assume il periodo medievale per la storia della calzatura e quali erano i modelli tipici dell’epoca?
Il periodo medievale è ricco di cambiamenti che riguardano in generale la moda e le calzature – come riportato nel saggio di Domenico Casoria – per cui oltre alla fondamentale caratteristica di protezione dai pericoli e isolamento dal terreno, la calzatura nel Medioevo rivela molto dell’individuo che la indossa: l’appartenenza ad un determinato strato della società e il suo potere. Il discrimine tuttavia risiede nelle caratteristiche tangibili della calzatura, nei materiali dei quali era costituita e nelle occasioni per le quali veniva utilizzata. L’autore sottolinea che durante il Medioevo, nasce il concetto di moda inteso come ricerca di tendenza; abito e calzatura iniziano ad essere utilizzati come strumenti rivelatori della propria persona, e iniziano ad essere abbinati tra loro seguendo linee guida riconducibili a colori o tessuti, con la possibilità di osare nelle forme e negli accostamenti. Il periodo medievale oltre a segnare la storia delle calzature da un punto di vista pratico e del design, influisce anche sui processi di lavorazioni di pelle e tomaie, con la scoperta di nuove tecniche di concia.
In merito ai modelli che hanno segnato la storia della calzatura durante il Medioevo, l’autore ne evidenzia essenzialmente due: il primo è la Chopina, il cui nome cambiava da zona a zona (calcagnini o mule a Venezia, sibre o solee a Milano, oppure generalmente pianelle) dalla spropositata altezza e indossata a Venezia, ad esempio, sia dalle aristocratiche che dalle cortigiane. A livello stilistico le Chopine prodotte ed indossate in Spagna erano alquanto diverse da quelle prodotte in Italia dove erano più incurvate, slanciate e scultoree. Esisteva inoltre una distinzione tra uso delle calzature negli spazi pubblici e uso negli spazi privati della casa e questa si esplicitava con il diverso materiale con cui erano realizzate per i diversi ambiti.
Il secondo modello invece è la calzatura a cui si è accennato prima, detta “à la poulaine”, caratterizzata da una elevata lunghezza della punta imbottita con del muschio e tenuta in piedi da un dente di balena. Calzatura inizialmente indossata solo dai nobili per poi estendersi a ogni strato della società, ma anche calzatura oggetto di restrizioni emanate nelle leggi suntuarie. É interessante notare come il Medioevo vive ancora nella nostra epoca essendoci una continuità tra il design delle Chopine e delle calzature “à la poulaine” e i giorni nostri, elementi rintracciabili anche nelle collezioni recenti di alcuni famosi brand come Alexander McQueen, Loewe o Guo Pei. Senza dimenticare che le scarpe “à la poulaine” sono state spesso riesumate nel corso della storia della calzatura già all’inizio del XIX secolo e poi nel XX secolo con il le Winklepicker degli anni Cinquanta o gli stivaletti sfilati e dal gambale floscio proprio degli anni Ottanta. Il Medioevo è una fonte inesauribile di ispirazioni e di rimandi che ben si adattano alla moda contemporanea.Naturalmente i modelli assumono sempre significati e simboli diversi a seconda del contesto storico e sociale.
Quale significato simbolico aveva lo stivale in epoca vittoriana e qual era l’importanza delle calzature rispetto ai ruoli sociali?
Nel saggio di Laura Pistorino si evince che durante l’epoca vittoriana lo stivale ha assunto forti simbologie, infatti all’epoca si riteneva che il piede della donna avesse valenze sessuali e che la visione di alcune parti della scarpa potesse suscitare eccitazione nell’osservatore. Per tale ragione, la donna indossava ampie e volumetriche gonne in modo da coprire completamente gambe e caviglie e, inoltre, utilizzava gli stivaletti, calzatura adoperata, prima di allora, soltanto dagli uomini e che enfatizzava ancor di più la carica erotica del piede. Da questo momento in poi, gli stivaletti stringati, molto in voga intorno alla metà del XIX secolo, iniziano ad essere associati alla sfera sessuale e a trasmettere una forte carica erotica.
Durante quest’epoca, inoltre, le calzature si differenziavano a seconda del loro uso e di chi le indossava, assumendo un ruolo fondamentale nella distinzione dei sessi e delle classi sociali: gli uomini portavano gli stivali, ispirati al tipo di calzatura utilizzata dai fantini, mentre le donne, prima di usare lo stivaletto, indossavano scarpette eleganti, solitamente di broccato, velluto o altri tessuti. La differenza tra le due calzature si può rintracciare nel ruolo che i due sessi detenevano all’interno della società: si riteneva che mentre l’uomo avesse bisogno di calzature pratiche e adatte a uno stile di vita attivo, le donne, invece, avessero bisogno di calzature che fossero sempre meno in grado di affrontare la strada come le pantofoline, le quali rappresentavano il presupposto culturale che il posto della donna fosse la casa. Oltre alle differenze tra i sessi, vi erano delle differenze all’interno delle classi sociali: i lavoratori delle campagne e i membri delle classi meno abbienti non badavano all’aspetto esteriore, dunque utilizzavano gli zoccoli, calzature pratiche e adatte per lavorare il terreno.
I rilevanti cambiamenti sociali avvenuti in questa epoca, come le Rivoluzioni industriali, hanno determinato un cambiamento degli stili di vita portando la donna ad acquisire una maggiore considerazione all’interno della società, ad essere più indipendente e libera di praticare attività al di fuori dell’ambiente domestico: in questo modo le pantofoline vennero quasi del tutto soppiantate dallo stivaletto.